di Ludovica Schiaroli
Il fascino delle Cinque Terre varca i confini nazionali e conquista l’attenzione dei più importanti Paesi europei, con un progetto che vede i caratteristici muri a secco al centro di un’importante azione per l’adattamento ai cambiamenti climatici.
A poco più di un anno dal suo avvio, il progetto LIFE “STONEWALLSFORLIFE”, sigla prestigiose collaborazioni con associazioni, enti pubblici e privati, italiani ed europei. Tra questi ultimi emergono quei Paesi europei che per i loro muri a secco, insieme all’Italia, sono entrati nella Lista del patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO: Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.
Nell’elenco dei principali soggetti che hanno risposto positivamente all’invito di Patrizio Scarpellini, direttore del Parco nazionale delle Cinque Terre che è l’Ente capofila del progetto, troviamo l’Associazione svizzera dei costruttori di muri a secco, la Fédération Française des Professionnels de la Pierre Sèche, Institute for the Protection of Cultural Heritage of Slovenia, Service for Movable, Ethnographic and Intangible Cultural Heritage Ministry of Culture of Croatia, Foundation Petra stin Petra (Cipro), Department of History and Archaeology, University of Cyprus, Unitat de Pedra en Sec i Senderisme a Palma de Maiorca nelle Isole Baleari e in Catalogna il Park del Garraf.
Sono presenti, tra i siti Unesco: Upper Middle Rhine Valley, ovvero le Gole del Reno, 65 chilometri di pendii e terrazzamenti che seguendo il fiume Reno portano da Coblenza a Bingen in Germania, i vigneti a terrazza di Lavaux, un’area di 830 ettari che si estende tra Losanna e Montreux nella regione del lago di Ginevra in Svizzera.
Luoghi fragili e preziosi dove i muri a secco ne segnano il territorio rendendolo unico come nel Parco nazionale delle Cinque Terre dove da un anno è partito il progetto Stonewalls4life.
Il direttore del Parco nazione delle Cinque Terre, Patrizio Scarpellini, spiega come associazioni e stakeholder verranno coinvolti su quattro livelli: Informazione, ovvero verranno informati regolarmente sui progressi e risultati raggiunti, Consultazione: verranno consultati per ricevere opinioni e suggerimenti riguardo ai potenziali rischi e alle buone pratiche per l’implementazione del progetto; Co-progettazione: saranno coinvolti nella definizione di specifiche attività; Co-gestione: si occuperanno di alcune attività, atte a garantire la realizzazione del progetto, in particolare per quanto riguarda l’adozione di un piano di adattamento al cambiamento climatico.
“Siamo molto soddisfatti di questo primo risultato che ha dimostrato come gli stakeholder finora coinvolti siano molto interessati al progetto – dichiara Patrizio Scarpellini – in particolar modo le associazioni internazionali che lavorano per preservare il paesaggio e le tecniche dei muri a secco in Europa e nel mondo: una collaborazione che avvalora il riconoscimento da parte dell’UNESCO dell’arte dei muri a secco quale patrimonio mondiale dell’umanità”.
Significative da un punto di visto scientifico (teorico e pratico) sono le collaborazioni con il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), con l’Alleanza Internazionale Paesaggi Terrazzati (ITLA) e con le Università di Pavia e Napoli: ogni soggetto con le proprie competenze affiancherà il dipartimento di Scienze della terra (DISTAV) dell’Università di Genova nella messa a punto dei sistemi di monitoraggio dei versanti per quanto riguarda l’erosione superficiale e la funzione di sostegno dei muri a secco secondo diverse tecniche costruttive.
“Oggi nonostante l’emergenza sanitaria in atto i lavori procedono – spiega Scarpellini – si è conclusa la prima parte di indagine sul terreno da parte dell’Università di Genova, e il Parco insieme alla Fondazione Manarola ha digitalizzato le particelle catastali e ora sono in corso di realizzazione le fasi di affidamento dei servizi per la progettazione e direzione lavori sui terrazzamenti. Appena sarà possibile lavorare in presenza, partiranno anche i primi corsi”.
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