di Ludovica Schiaroli
Intervistare Santi Llacuna Claramunt, il direttore del Parco del Garraf e Parc d’Olèrdola, è l’occasione per scoprire come sta procedendo il progetto anche nell’altra area dove si sta sperimentato come l’adattamento al cambiamento climatico passi dall’antica arte dei muri a secco.
La particolarità del progetto Stonewallsforlife è infatti quella di avere già individuato il sito dove replicare il progetto: il Parc del Garraf che ha le caratteristiche giuste per portare avanti il progetto in parallelo, ma come spiega Santi, la parte più interessante è come nonostante ci siano delle peculiarità che distinguono e caratterizzano i due territori, i muri a secco restino l’elemento centrale per rispondere in modo efficace ai cambiamenti climatici ormai in atto.
Quali sono le caratteristiche ambientali del Parco del Garraf?
Il clima del parco è tipicamente mediterraneo, caratterizzato da precipitazioni primaverili ed autunnali e da temperature miti.
Il Garraf Park è un massiccio carsico, formato per lo più da roccia calcarea, molto dura ma precipitazioni intense e l’anidride carbonica possono, nel corso degli anni intaccarlo in modo significativo. Sono presenti una serie di formazioni molto caratteristiche, come voragini e doline.
Non è semplice vivere all’interno del parco in quanto spesso l’habitat può rivelarsi ostile, ma nel Settecento, la possibilità di impiantare vigneti, ha fatto sì che molte di queste aree venissero recuperate: sono stati realizzati muretti a secco e il territorio è stato terrazzato per poter impiantare i vigneti. Purtroppo alla fine dell’Ottocento è arrivata la fillossera(1), che ha causato la scomparsa dei vigneti e i terrazzamenti sono stati occupati prevalentemente da pini, che purtroppo bruciano molto facilmente.
I terrazzamenti in pietra a secco caratterizzano l’area del Parco. Qual è il loro stato attuale e qual è la loro funzione?
Nel Settecento si registrò un incremento demografico, accompagnato da una grande espansione nella coltivazione della vite e del grano; si stima che il 40% della superficie fosse agricola e in gran parte fosse costituita da muretti a secco. Dopo l’arrivo della fillossera (1879-1880) l’attività agricola si è interrotta e oggi viene utilizzato solo il 3% dello spazio agricolo. La maggior parte delle terrazze con muri a secco sono occupate da arbusti e pini e spesso non sono in buono stato.
Nel progetto, il Garraf Park è stato identificato come il luogo perfetto per sviluppare una strategia di replicazione, ciò è stato tenendo presente una valutazione ambientale, sociale ed economica. Avete già iniziato i primi studi?
Negli ultimi mesi si sono svolti diversi incontri virtuali con l’Università di Genova per determinare le principali caratteristiche del sito di replicazione, la tenuta di Can Grau. All’interno di quest’area sono state raccolte informazioni su caratteristiche geomorfologiche, incendi boschivi presenti e passati, caratteristiche idrogeologiche, litologia. Allo stesso tempo, abbiamo contattato l’Istituto di Studi Penedesencs per iniziare a lavorare insieme, vista la loro esperienza sui muri a secco.
Per quanto riguarda l’adattamento climatico, nel corso del 2020 si sono tenuti diversi incontri virtuali con il team di coordinamento del progetto, con lo staff tecnico del Garraf Park, con lo staff tecnico del progetto Life Clinòmics, nonché con lo staff tecnico dell’Ufficio Catalano per il Cambiamento Climatico, che è il unità tecnica del governo della Catalogna per la qualità ambientale e il cambiamento climatico del ministero dell’Ambiente. Attualmente stiamo raccogliendo materiale bibliografico proveniente dai comuni del parco, così come altre informazioni rilevanti sull’adattamento ai cambiamenti climatici, come il Manuale Europarc sull’adattamento ai cambiamenti climatici nella pianificazione e gestione. L’obiettivo è definire meglio quale sia la situazione di partenza.
Avete già iniziato a presentare il progetto agli stakeholder e agli abitanti del parco?
Abbiamo iniziato a individuare i possibili stakeholder che riteniamo possano essere interessati al progetto a cui stiamo inviando lettere per invitarli a prenderne parte. Fortunatamente stiamo riscontrando molto interesse. Inoltre, è stata organizzata una giornata di presentazione dai nove comuni che fanno parte del parco e coprono i 12.377 ettari di area protetta.
Per quanto riguarda invece la comunicazione del progetto, abbiamo tradotto il contenuto del sito dall’italiano al catalano perché può essere utilizzato come base informativa per chi vive nel Parc del Garraf e in generale della Catalogna.
Quali sono gli effetti del cambiamento climatico sul vostro territorio?
Il Parco è stato interessato negli ultimi anni da due grandi incendi, il più importante dei quali nel 1982 quando sono andati in fumo – letteralmente – 10.000 ettari e nel 1994 quando sono stati bruciati 4.300 ettari di bosco. L’aumento della temperatura e il cambiamento del regime idrico (aumento delle piogge torrenziali, maggiore desertificazione del territorio, tra gli altri) metterà a rischio tante specie soprattutto quelle che già si trovano in una situazione “limite”.
Quali sono gli obiettivi che vorreste raggiungere alla fine del progetto?
Per prima cosa vorremmo valorizzare il patrimonio culturale immateriale dell’umanità, che è saper costruire muri a secco, pensiamo di farlo, a livello locale, mettendo in contatto tra loro e lavorando insieme alle istituzioni del nostro territorio, mentre fuori da quest’area, vogliamo collaborare con gli altri partner del progetto, come ad esempio con gli italiani e i greci. Inoltre, ricostruire muri e sviluppare strategie per preservare questo patrimonio, è un modo efficace per ridurre gli effetti del cambiamento climatico, che purtroppo sono già evidenti.
Uno dei punti di forza del progetto è la sua replicabilità: vogliamo realizzare un modello che possa essere replicato in diversi parchi d’Europa. Negli studi precedenti, si è visto che ci sono tre aree ottimali per poter essere replicato. Due di queste aree si trovano nel Parco Nazionale delle Cinque Terre. La terza area è qui, nel Parco Garraf, precisamente nella tenuta di Can Grau. Qui abbiamo caratteristiche simili, come aree terrazzate con muri in pietra a secco abbandonati e in molti casi degradati. Ma ci sono problemi differenti, diversa da quelli della Liguria: noi non dobbiamo far fronte a possibili alluvioni diversamente, tra i nostri problemi ci sono con gli incendi. Un altro tratto distintivo è l’uso del bestiame per mantenere il paesaggio e per contrastare gli incendi boschivi.
Nel complesso, gli elementi che ci differenziano sono anche al nostra forza perché renderanno il progetto più dinamico e interessante segnalando come i muri a secco possano rispondere in modi diversi all’adattamento ai cambiamenti climatici.
(1) Insetto molto dannoso per la vite, originario del Nord America, è comparso Europa nella seconda metà dell’Ottocento: provoca in breve tempo gravi danni alle radici e la conseguente morte della pianta attaccata. L’azione distruttiva del parassita ebbe come conseguenza la necessità di ricostruire completamente il patrimonio viticolo del continente.
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