di Ludovica Schiaroli
C’è molto interesse soprattutto per la replicabilità del progetto nelle parole di Fabrizia Pecunia, Francesco Villa e Emanuele Moggia, sindaci di Riomaggiore, Vernazza e Monterosso, riguardo al progetto europeo Stonewallsforlife, partito dieci mesi fa nell’anfiteatro di Manarola a Riomaggiore con l’obiettivo di ripristinare circa sei ettari di muri a secco.
Il futuro è nei giovani agricoltori
Ne è convinto Francesco Villa quando racconta come sia importante il “ritorno alla terra” che si sta registrando in questo periodo in zona e come il progetto vada proprio nella direzione di ridare importanza alla cura del territorio. “Ultimamente sono molti i giovani che hanno preso i terreni in comodato d’uso: ma invece della solita produzione di vino e olio si dedicano agli agrumi, alle spezie, a colture che erano tradizionali ma che si erano un po’ perse. È un positivo cambio di cultura”, conclude il sindaco di Vernazza mentre spiega l’unicità di un territorio che regala a uva, spezie ed agrumi aromi che non ci sono da nessuna altra parte.
Inoltre, sottolinea ancora Villa, “terreni coltivati garantiscono un maggiore benessere e sicurezza per chi ci vive e anche il turista che arriva non può che rallegrasi nel vedere un paesaggio coltivato e in ordine”.
Un progetto che è anche riconoscimento per il territorio
“Il progetto ha un valore molto importante per il nostro territorio perché rappresenta come vogliamo costruire il nostro futuro” — esordisce Fabrizia Pecunia, sindaca di Riomaggiore — e nelle sue parole si legge l’entusiasmo e l’orgoglio di rappresentare l’area dove il progetto viene sperimentato. “Un progetto che può diventare un modello soprattutto per quanto riguarda la formazione, perché noi oggi abbiamo la necessità di formare le persone che nel futuro potranno continuare la costruzione di muri a secco e il recupero del territorio”.
Anche Pecunia come il sindaco di Vernazza sottolinea l’importanza di prendersi cura del territorio e come il turismo non basti, e sia invece necessario ritrovare un equilibrio con le attività tradizionali.
“Questo progetto rappresenta un po’ anche la nostra storia: le Cinque Terre nascono sul mare ma la popolazione da sempre si dedicata principalmente alla terra”. Pecunia ricorda poi Telemaco Signorini che nei suoi libri raccontava come per la maggior parte gli abitanti di Riomaggiore avessero un legame molto forte con la terra: “su 3500 abitanti solo 3 famiglie vivevano sul mare, cioè erano pescatori, tutti gli altri erano contadini”. Questo lo scrittore lo registrava nel 1940, ma ancora adesso, forse anche per la poca pescosità del mare antistante, il legame con la terra resta prevalente.
L’eredità è la replicabilità del progetto
Emanuele Moggia è sindaco a Monterosso, e anche lui non nasconde il suo interesse nel confronti del progetto e come Villa confida nel successo della prima “sperimentazione” a Manarola per potere, successivamente, candidare Monterosso ad ospitare una riedizione del progetto.
“Quello che si fa non è mai abbastanza — spiega Moggia — la situazione dei muri a secco nel nostro comune è varia: in molti li stanno mettendo a posto anche grazie ai contributi del Parco nazionale delle Cinque Terre, tanti sono abbandonati, altri sono stati invasi dal bosco, ma piano piano stiamo registrando un incremento degli interventi di manutenzione e di recupero. Tutto questo è importante non solo per recuperare terreni da coltivare ma anche per la sicurezza del nostro territorio”.
“Ma il progetto rappresenta anche un riconoscimento e un’opportunità per il nostro territorio — aggiunge Fabrizia Pecunia — per questo spero davvero che possa diventare un modello replicabile negli altri comuni perché il tema del recupero di fasce e muri a secco, soprattutto a fronte dei cambiamenti climatici in atto, deve essere una priorità”.
Stonewallsforlife ha una durata prevista di cinque anni (2019-2024). L’importo è di 3,715,000 euro di cui il programma LIFE rimborserà il 55% dei costi attraverso un contributo UE complessivo di circa 2,039,000 euro; la parte rimanente dovrà essere sostenuta dai membri del partenariato di cui il Parco nazionale delle Cinque Terre è capofila, gli altri sono Università di Genova, Itrb Group, Legambiente e Diputacio Barcelona, che è partner internazionale.
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