In occasione del trentennale della legge sulle Aree protette, Legambiente ha pubblicato un Report con il bilancio su questi anni di tutela e buone pratiche nella conservazione di habitat. Tra le storie virtuose segnalate, c’è anche il progetto Stonewalls4life.
Nel Report si legge infatti:
«I muretti a secco delle Cinque Terre fanno bene al clima, al turismo e alla viticoltura di qualità»
«Con i suoi 3.860 ettari quello delle Cinque Terre è il Parco nazionale più piccolo d’Italia nonché il più densamente popolato con circa 4.000 abitanti. Dalla sua fondazione, nel 1999, il ruolo del Parco è quello di preservare il delicatissimo equilibrio tra le coltivazioni a terrazza e la natura. I muretti a secco fanno bene al clima, al turismo e alla viticoltura di qualità, perché se prima c’era un fenomeno di abbandono dei terrazzamenti, con il riconoscimento Unesco del 1997 ne è stata riscoperta l’importanza che non è solo per l’economia locale ma anche per preservare la biodiversità e garantire l’assetto idrogeologico del territorio. Come ha dimostrato l’alluvione del 2011, quando i terreni coltivati hanno retto l’urto delle bombe d’acqua mentre quelli abbandonati sono franati sui centri abitati. Da allora è nato un movimento per il recupero dei terrazzamenti cercando di mantenere l’originaria architettura del paesaggio, ad esempio mettendo a disposizione per i terrazzamenti i pali in legno in modo che non vengano sostituiti da quelli in cemento, e supportando il lavoro degli anziani con incentivi al lavoro giovanile. Inoltre, convivendo con le variazioni del meteo è stato attivato dal Parco un gruppo di geologi che, dopo ogni allerta, verifica che i sentieri siano percorribili e se servono interventi di manutenzione. In questo angolo di costa ligure, invaso da 3,5 milioni di turisti prima della pandemia, l’obiettivo è far sì che gli afflussi di massa non snaturino l’identità del territorio e i suoi ritmi naturali».
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