di Ludovica Schiaroli
“È il cambiamento climatico la vera emergenza a cui dobbiamo far fronte e non possiamo perdere altro tempo”. Ne è convinto Santo Grammatico che per Legambiente segue la parte legata alla sostenibilità ambientale e alla comunicazione del progetto, mentre afferma come uno degli aspetti più innovativi sia rappresentato dalla capacità di tenere insieme più temi: ambiente, cultura, tecnologia e solidarietà. Basterebbero queste quattro parole per sintetizzare il progetto che, cofinanziato dall’Unione Europea, prevede il ripristino di sei ettari di terrazzamentie 4.000 metri quadrati di muri a secco a Manarola, nelle Cinque Terre, per migliorare la produzione agricola, preservare il territorio e incrementare la capacità di resistenza alle alluvioni.
Grammatico evidenzia subito quali siano gli aspetti del progetto che più hanno convito l’associazione ambientalista a sostenerlo. “Stonewallsforlife ha la capacità di mettere innovazione scientifica e tecnologica al servizio di un sapere ancestrale quale è quello della costruzione dei muri a secco per poter coltivare la terra e quindi per poter risiedere sul territorio in sicurezza”.
Vero allora come oggi che, causa l’abbandono di gran parte delle fasce e complice l’inaccessibilità di alcune aree, il dissesto idrogeologico resta uno dei problemi più sentiti anche nelle Cinque Terre, e la possibilità di ripristinare terreni ad uso agricolo, così come prevede il progetto, giochi un ruolo fondamentale.
In questa fase si sta dimostrando particolarmente efficace l’intervento dei ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Genova che, attraverso l’installazione di stazioni di monitoraggio multiparametriche, stanno valutando come rendere più resistenti i muri su cui si andrà a intervenire.
“Come Legambiente voglio sottolineare anche l’importanza dei risvolti sociali di Stonewallsforlife – aggiunge Grammatico – perché riconoscere l’enorme valore culturale di questo paesaggio non basta, per mantenerlo ci deve essere un passaggio di saperi tra le vecchie e le nuove generazioni, e la possibilità che migranti, disoccupati o giovani agricoltori possano portare avanti questa conoscenza imparando un mestiere, mantenendone la memoria, rappresenta un elemento significativo”.
Nei cinque anni della durata del progetto (2019-2024) sono previsti corsi di formazione sulle tecniche di costruzione dei muri a secco indirizzati a quaranta fra disoccupati e migranti che potranno, successivamente, trovare un impiego sul territorio.
Ma i singoli progetti non bastano, lascia intendere Grammatico: è necessario intervenire a monte cambiando le politiche e le azioni di questo modello di sviluppo. “È evidente che se non diminuiamo l’utilizzo di risorse fossili, che sono a forte emissione di anidride carbonica, non riusciremo a limitare a 1,5°C il surriscaldamento globale entro la fine del secolo, come previsto dagli accordi di Parigi sul clima, e le conseguenze saranno gravi. Si creeranno grandi disequilibri – spiega Grammatico – perché quando parliamo di queste temperature, parliamo di medie, quindi ci saranno luoghi che potenzialmente saranno più colpiti, e non basterà mettere in campo le azioni di adattamento e mitigazione. Sta avvenendo, ad esempio, in alcune isole del Pacifico dove l’innalzamento del mare ha costretto la popolazione ad abbandonare i luoghi dove vivevano”.
Da sempre Legambiente si occupa di politiche per arrestare l’emergenza climatica portando avanti campagne contro l’utilizzo del carbone e per promuovere le energie rinnovabili. Lo fa partecipando a consessi nazionali e internazionali, agendo insieme ad altre associazioni per fare pressione affinché questo tema sia centrale nell’agenda politica a livello italiano e non solo.
“Come Legambiente abbiamo lanciato da qualche mese la campagna Change Climate Change che ha l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e istituzioni sugli effetti del cambiamento climatico, invitandoli ad agire in prima persona con azioni utili e concrete”. L’esperienza mutuata dai tanti anni di attivismo ambientale Grammatico la sta mettendo a frutto nella comunicazione del progetto, coinvolgendo associazioni, stakeholder e chi abita nel territorio.
Non è una questione di poco conto, non si tratta di una parola al posto di un’altra. “Questi sono muri e non muretti – conclude Grammatico – e basta camminare tra queste fasce per capirlo”. I muri a secco sono l’ossatura di questo territorio così fragile e al tempo stesso resistente. “In più di mille anni l’uomo ha “modificato” l’ambiente naturale ricavando migliaia di chilometri di muri a secco, un paesaggio antico e prezioso che anche grazie a Stonewallsforlife riusciremo a preservare, ribadendone la centralità nell’economia e nella cultura del territorio”.
La sintesi del progetto sarà riassunta nel Piano di Adattamento Climatico che permetterà di comprendere e valutare le azioni migliori che potranno essere messe in campo e replicate per difendersi dai cambiamenti climatici, non solo nel Parco delle Cinque Terre ma anche nel territorio del Parco del Garaff, nella provincia di Barcellona. Successivamente potrà essere adottato dagli enti locali.
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